domenica 24 gennaio 2010

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Pop up restaurant

Piccoli ristoranti 'fatti in casa' e intrattenimento underground:

tutto a tempo determinato, sul filo del passaparola.

A tavola non si invecchia, ma si passa velocemente di moda. Questo il motto dei 'guerrilla restaurant' , un vero fenomeno che negli Stati Uniti e in UK sta letteralmente soffiando ai ristoranti tradizionali gli ospiti più ricercati: da clienti diventano 'partecipanti' di serate evento in locali aperti solo occasionalmente, e scoperti grazie al passaparola sui social network. Una ricetta praticamente irresistibile per i trend setter a caccia di mode di frontiera, e ora cavalcata anche dai grandi nomi dei fornelli per proporsi nel modo più alternativo visto finora.


La parola d’ordine dei guerrilla restaurant è evidentemente quella di una cucina colta o molto legata ai sapori tradizionali, ma comunque 'selvaggia'. Viene proposta in location temporanee, 'pop up', strutture di fortuna come appartamenti, garage privati, scantinati o addirittura spazi verdi pubblici allestiti con tavoli volanti. Il tutto nato perfino con uno scopo sociale, che era quello di servire dell’ottimo cibo al solo costo degli ingredienti, come una vera forma di protesta messa in atto dagli stessi chef licenziati dai grandi ristoranti di Londra e New York.

E’ stato amore a primo assaggio. Con un biglietto di ingresso di trenta dollari, il cuoco americano Jeremy Towshend ospita venti clienti nel suo loft a San Francisco, il Ghetto Gourmet, che è diventato la calamita di un movimento che, dal suo sito internet, si sta diffondendo anche nelle città più abituate ai ristoranti d'elite come Parigi o Varsavia. Al Ghetto Gourmet, si assiste ad un vero happening culturale con eventi letterari, letture di poesie, concerti di musica, danze etniche, il tutto con la scusa di un pranzo di quattro portate di altissima qualità.

Voglia di esserci e ottime frequentazioni provenienti dal mondo della moda e del design fanno il resto, come il successo di Shy Chef, un ambitissimo guerrilla restaurant di Berlino dove, ancora una volta, il trend si costruisce tra tavola e tastiera. Non c’è pubblicità, ma un formidabile passaparola su Facebook e Twitter, con tutto il fascino dei circoli privati. Prenotare è possibile anche dall’Italia, cambia solo il modo.

A New York i guerrilla restaurant 'registrati' dal web sono circa cento e a Londra poco più di sessanta, e se è vero che sono sfuggenti e nascosti per loro natura , lo strumento più utile per ricostruirsi una mappa dei migliori in giro per il mondo è il sito Marmite Lover. Date uno sguardo, la prossima volta organizzate una cena tra amici.

Silvia Bragalone - Performedia -

da yahoo viaggi


geniale!

4 commenti:

  1. Ciao carissima, molto interessante questa formula di associare il cibo alla cultura! Bacioni :-*

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  2. ciao, lady boheme.
    sarebbe fantastico uscire a cena ed esser certi di ritrovarsi con persone nuove con cui condividere interessi e buon cibo.

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  3. ehm, in Italia mi sa che i guerrilla restaurant li avevamo inventati già vent'anni fa e con lo scopo assai più prosaico di non pagare le tasse :-DDD

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  4. @tlaz,
    ma forse pure trent'anni fa!
    hai ragione, avevo dimenticato i vecchi "circoli culturali", antesignani delle discoteche e dei pub... esentasse :))

    ma credo che qui si parli di "eventi a tema" di un certo livello, sia per quanto riguarda la cucina, che la cultura.
    non per snobismo, ma io ricordo che nei nostri circoli entravano cani e porci... ma a quell'età andava bene così ;)

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